L’adolescenza è un periodo fisiologico (14-20 anni per il maschio; 12-18 per le femmine) di transizione molto complesso e delicato in cui avvengono trasformazioni fisiche, psichiche, emotive e relazionali a volte laceranti, non solo per i figli. Anche i genitori sono costretti a rimettere in discussione gli assetti rassicuranti raggiunti nel passato, che affondano le radici nei valori e nelle aspettative della famiglia di appartenenza. Cosicché l’adolescenza appare come una fase che accomuna, nella turbolenza e nella messa in discussione, i figli, i genitori e la famiglia allargata.
Per molti genitori è difficile se non impossibile accettare che il figlio cresca. Individuazione e separazione sono infatti i due principali compiti e processi evolutivi che riguardano l’adolescente e la sua famiglia. Processi che avvengono spesso in modo conflittuale: l’adolescente può essere considerato un giovane Ulisse che, terminate le lotte dell’infanzia, ha bisogno di esplorare il mondo, vivere coinvolgenti passioni per poi ritornare a Itaca, a casa, dove la fedelissima Penelope (la famiglia) lo aspetta. Il conflitto con i genitori viene quindi risolto solo quando questi permettono al giovane di scegliere la sua strada e il suo destino senza condizioni.
La separazione dai miti affettivi e dalle utopie dell’infanzia passa attraverso sia la delicata fase di elaborazione del lutto sia l’esperienza narcisistica. L’adolescente compensa la perdita di interesse delle figure genitoriali idealizzate dell’infanzia e la “morte del bambino”, con il potenziamento narcisistico del Sé. La richiesta di approvazione delle proprie capacità e il senso di onnipotenza che caratterizzano il suo vissuto sono funzionali al processo di crescita.
Il gruppo dei coetanei in questo periodo sostituisce in parte il ruolo affettivo familiare e proprio qui i ragazzi trovano sostegno, solidarietà e stimoli. Il coinvolgimento affettivo dell’adolescente nel gruppo e il profondo senso di appartenenza favoriscono il suo processo di socializzazione e lo aiutano a separarsi gradualmente dalle figure genitoriali. L’esperienza del gruppo offre inoltre all’adolescente valori ideali di riferimento e un progetto comune in cui riconoscersi. Alcuni lavori clinici svolti con adolescenti in crisi hanno messo in evidenza proprio la mancanza di appartenenza a un gruppo. La famiglia deve cercare di non mettersi in conflitto con il gruppo, ma ridefinire i propri confini e crearsi un ruolo se non diverso almeno più flessibile.
I cambiamenti del corpo
L’adolescente viaggia per un tempo più o meno lungo dentro una crisi d’identità molto complessa, una sorta di terra di nessuno, alla conquista del proprio spazio interiore e della propria collocazione nella società. In questo senso si può parlare di uno spazio fisico, mentale, psicologico e sociale. Lo spazio fisico è il corpo, teatro di tumultuose trasformazioni, che nelle femmine, soprattutto, acquistano significati particolari a livello della sessualità e della potenzialità creativa che si realizza dopo la comparsa del ciclo mestruale. Lo spazio psicologico riguarda il processo di individuazione, di definizione di sé rispetto alle figure familiari di riferimento, un processo molto contraddittorio e ambivalente, caratterizzato dalla compresenza del desiderio di autonomia e del bisogno di protezione, di conformismo e ribellione, di disprezzo per il passato infantile e ricaduta frequente in comportamenti immaturi, di interesse per la progettualità e facile tendenza all’apatia e alla passività. Lo spazio sociale è invece un’area di mobilità tra i diversi sistemi di riferimento affettivo, educativo e formativo, come la famiglia, gli adulti, il gruppo dei pari e tra questi sistemi e altri ambiti sociali più esterni e nuovi.
Gli adolescenti sono molto sensibili ai giudizi altrui nei confronti del loro aspetto fisico, perché sono consapevoli del fatto che la risposta dell’altro dipende in modo determinante dall’apparenza fisica. Nell’adolescenza il corpo diviene il luogo per eccellenza in cui vivono i conflitti con le figure genitoriali, il terreno di scontro delle pulsioni sessuali nascenti e del rifiuto di queste. Le crisi bulimiche adolescenziali femminili esprimono proprio la strettissima relazione che intercorre fra le alterazioni della condotta alimentare e la difficoltà ad accettare mentalmente il corpo sessuato. Anche l’anoressia è l’espressione di contrasti psicologici. Il pasto familiare è spesso l’unica occasione di incontro reale tra i membri della famiglia, in cui si confrontano le diverse posizioni dei familiari.
Spesso gli adolescenti seguono le mode correnti condivise dal gruppo di amici, soprattutto per quello che riguarda l’abbigliamento. La tendenza dei ragazzi a vestire una sorta di uniforme è l’ennesima espressione del desiderio di far parte di un gruppo o di riconoscersi in esso. Questo, con stupore dei genitori, convive benissimo con la necessità dei ragazzi di sperimentare la propria individualità. Gli abiti possono quindi comunicare desiderio di libertà, curiosità, desiderio o disagio esistenziale, tutte cose che possono essere delle chiavi di lettura per i genitori.
Per entrambi i sessi è però l’ascolto di musica ad essere il luogo fantastico per eccellenza dove vivono le emozioni che interessano il gruppo. I generi musicali più amati dagli adolescenti sono sovente quelli che infondono una forte carica, procurando un senso di esaltazione e dando voce alla protesta nei confronti del mondo adulto, cosa che coinvolge anche le discoteche, considerate rumorose e pericolose dai genitori.
Lo sport, per maschi e femmine, è un’attività molto importante. È infatti un sano elemento di unione e di socializzazione e contribuisce a rafforzare nell’adolescente l’autostima, visto che presuppone disciplina, costanza e impegno.
La devianza giovanile
Il percorso adolescenziale è però caratterizzato da frequenti momenti critici. L’adolescente vive come un equilibrista sulla corda tesa fra devianza e normalità e un semplice sbandamento può farlo cascare dalla parte sbagliata. Tende a risolvere il conflitto affrontandolo non all’interno della propria mente, ma nella vita reale. L’esperienza deviante, la tendenza a compiere gesti trasgressivi nei confronti dell’autorità e dell’ambiente, rappresentano una delle modalità con cui l’adolescente si confronta continuamente durante la crescita.
Tra le piccole trasgressioni adolescenziali quotidiane ricorre frequentemente la bugia. Questa rappresenta il segreto e rinnova nel giovane il suo senso di onnipotenza. Spesso poi l’adolescente compie furti domestici, si impadronisce di denaro e di oggetti di scarso valore. Questo comportamento dimostra la sua incapacità di esprimere bisogni e richieste ai propri genitori, anche se permane il desiderio latente di una dipendenza totale che legittima l’appropriazione indebita.
Un atteggiamento tipico dell’adolescente è inoltre il vagabondare da un luogo all’altro, stare in giro tutto il giorno, apparentemente senza meta, invece che stare a casa a studiare o frequentare la palestra. Tale condotta esprime il suo desiderio d’avventura e l’esigenza di verificare la propria autonomia. Le azioni trasgressive maschili hanno di solito come destinatari l’autorità, la legge, lo Stato. Le ragazze invece esprimono al volte un’arrogante seduttività, un attacco all’immagine materna e ai severi limiti da questa generalmente imposti.
Il disagio e la confusione possono a volte spingere l’adolescente verso l’uso di sostanze stupefacenti che lo estraniano dalla realtà circostante e gli danno la sensazione di sentirsi più sicuro. Di solito il ragazzo inizia ad assumere stupefacenti insieme ad amici in discoteca o in altri luoghi di ritrovo.