Gli antibiotici sono sostanze in grado di distruggere o di inibire la crescita di batteri e di altri microrganismi. Hanno la proprietà di essere poco tossici per l’organismo a cui vengono somministrati e costituiscono pertanto uno straordinario strumento di trattamento delle malattie infettive di origine batterica, molte delle quali, prima della loro scoperta, erano ritenute incurabili. L’efficacia dei primi antibiotici si è tuttavia ridotta nel corso degli anni a causa di una forma di assuefazione che alcuni batteri hanno progressivamente manifestato. Ad esempio pochi anni dopo l’introduzione della penicillina alcuni ceppi di Staphylococcus aureus avevano già sviluppato una resistenza totale all’azione di questo agente.
Lo comparsa di ceppi batterici resistenti è una conseguenza diretta dell’evoluzione. Ogni popolazione di batteri contiene un numero limitato di individui che, per mutazione genetica, hanno acquisito caratteri e proprietà diverse rispetto a quelle del ceppo di partenza. In particolare può accadere che alcuni batteri abbiano spontaneamente sviluppato caratteri resistenti ad uno specifico antibiotico. In questi casi l’uso di un antibiotico non adatto o in dosi troppo blande tende a favorire o “selezionare” i pochi batteri resistenti della popolazione. L’antibiotico infatti distruggere solo i batteri normali creando le condizione ambientali per lo sviluppo del ceppo resistente. I batteri resistenti possono quindi diffondersi all’interno dell’organismo ospite o verso altri organismi utilizzando vari meccanismi di trasmissione.
Il fenomeno appena descritto ha portato da un lato alla sintesi di nuovi e più potenti antibiotici, dall’altro all’impiego più razionale di queste sostanze.