Quali sono le prospettive di vita per una persona affetta da tumore alla prostata? Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Cocci.
Il tumore alla prostata ha sempre una diagnosi infausta?
La mortalità per questo tipo di patologia è in costante diminuzione: proprio per questo motivo sono diventate più lunghe le prospettive di vita di coloro che devono fare i conti con questo tumore. In relazione alla sopravvivenza, sono numerosi i temi che devono essere affrontati: non solo la prevenzione della malattia e le conseguenze delle terapie sul lungo termine, ma anche l’efficacia della comunicazione tra il paziente e il medico e il conseguimento di un buon livello di benessere sul piano sociale e psicologico. È importante, inoltre, la promozione di uno stile di vita basato su un regime alimentare completo ed equilibrato e una regolare pratica fisica. Servono una specifica attenzione nei confronti degli adolescenti e delle persone anziane.
Qual è il ruolo del medico in questo scenario?
Tutti i temi che abbiamo menzionato vanno affrontati in virtù di un rapporto diretto tra medico e paziente, il cui compito è quello di rendere la situazione normalizzata: l’obiettivo, insomma, è dar vita a un fronte comune che permetta di giungere a una soluzione delle diverse questioni. Quando si ha in cura una persona che ha superato un tumore alla prostata, è indispensabile essere in grado di presentare in modo adeguato tutte le conseguenze della malattia, dal punto di vista psicologico ma anche fisico. Il riferimento è ai sintomi semplici, ma anche a problemi che hanno a che fare con la morbilità.
Quali sono le sfide che i pazienti devono affrontare?
Sopravvivere a un tumore di questo tipo vuol dire affrontare numerose sfide, sia a livello psicologico che in termini fisici: per esempio, i problemi intestinali e urologici, una disfunzione cognitiva, il rischio di secondi tumori primari, il respiro corto, l’ipertensione e i rischi cardiovascolari. Non possiamo dimenticare, poi, che il trattamento del cancro comporta una vasta gamma di variazioni di carattere fisiologico: la disfunzione sessuale, l’impotenza, l’infertilità e la perdita di massa ossea, da cui può scaturire l’osteoporosi. I problemi di tipo psicologico, invece, possono riguardare i problemi correlati al ritorno al lavoro, lo smarrimento della fiducia relazionale, la perdita di autostima, la depressione, l’ansia, la consapevolezza professionale e le difficoltà nel ritrovare un ruolo produttivo socialmente.
Come si fa fronte a tutto questo?
Non c’è niente che non possa essere affrontato, ma quel che conta è rivolgersi a degli esperti del settore: dagli andrologi ai medici, dai chirurghi agli urologi, passando per gli psicologi, ognuno di questi professionisti possiede le competenze che occorrono per far fronte al tumore in un’ottica psicologica oltre che sul piano materiale. Quel che conta è fare in modo che la porta del dialogo resti aperta, così che si possa trovare la strada ideale per contrastare la paura. È innegabile che sopravvivere a un tumore alla prostata sia un fatto che segna il paziente per tutta la vita. Tutte le cure successive destinate al paziente costituiscono un continuum del trattamento del cancro.
C’è il rischio di recidive?
Sì, non si può escludere l’eventualità di seconde neoplasie o di recidive. Questa è una delle principali sfide da affrontare: un compito impegnativo che coinvolge non solo il paziente ma anche i medici che lo hanno in cura. L’approccio del medico in questo momento è di grande importanza, così come il tono con il quale l’argomento viene affrontato, per evitare che la paura e l’angoscia attanaglino il paziente nel timore che la patologia possa tornare a far capolino.
Chi è il dottor Andrea Cocci
Andrea Cocci è medico andrologo e ha incentrato sull’urologia la propria carriera, dedicandosi nello specifico alla chirurgia ricostruttiva e andrologica. Sin dai tempi degli studi universitari ha manifestato una notevole passione nei confronti del processo diagnostico, dell’arte chirurgica e dell’anatomia. I disturbi prostatici e le malattie del pene non riguardano solo il singolo, ma anche la dimensione di coppia: questo è il punto di partenza dell’approccio adottato dal dottor Cocci, che assicura ai propri pazienti il massimo della professionalità, ascoltando le loro esigenze e tenendo conto di tutte le loro aspettative.