Il peso dell’anima: una credenza o la verità?

Nel 2014 il cantante rap Fedez, ha pubblicato un singolo chiamato “21 grammi”, allusivamente alla droga e al peso che l’anima possiede nella nostra massa complessiva. Questa canzone ha riaperto un quesito lontano, quasi popolare, che vedeva protagonista il Dottor Duncan MacDougall. Quest’ultimo sostenne che l’anima fosse materiale e che avesse dunque una sua massa e un suo peso. Proprio nel 1907 mise sei pazienti prossimi alla morte su una bilancia precisissima, che costruì personalmente, in modo da misurare il peso dei corpi un attimo prima e uno in seguito alla morte, per dimostrare la variazione. Il valore medio di queste sei misurazioni fu di 21 grammi e il caso creò un grande scandalo, ma possiamo credere veramente a questa credenza?

Il secondo esperimento di MacDougall

Lo scienziato volle rafforzare la tesi con un secondo esperimento, che vedeva protagonista la stessa pratica utilizzando come pazienti quindici cani. I risultati misero nero su bianco come non ci fosse nessun cambiamento di peso tra il periodo in vivenza e quello dopo il trapasso, a dimostrazione del fatto che, secondo la dottrina cattolica seguita da MacDougall,  i cani non avessero un’anima in quanto esseri pensati come prerogativa dell’uomo. Alla luce di ciò, possiamo ritenere i suoi risultati attendibili? La ricerca fu pubblicata sul Journal of the American Society for Psychical Research, il quale ricevette una grande quantità di critiche da tutta la comunità scientifica: i casi esaminati erano considerati un campione insufficiente e la procedura lasciava la possibilità a grossi margini di errore.

Il verdetto finale: la teoria di Sir Walter Raleigh

MacDougall stabilì quindi il valore di 21 grammi come una media approssimativa dei calcoli e delle misurazioni effettuate ma, evidentemente, in ambito scientifico la prassi utilizzata era invalida, quindi lo erano anche i 21 grammi di MacDougall. Da quel momento l’esperimento non fu più riprovato e, nonostante i risultati fossero stati bocciati scientificamente, oggi perdura la convinzione che il peso dell’anima di ognuno di noi si aggiri alla cifra sopra citata. Un altro ricercatore intento a dare spiegazioni in merito a questo dato (quello immateriale) fu Sir Walter Raleigh, che fu la persona che favorì il dilagare dell’uso del tabacco Inghilterra alla corte di Elisabetta I. Proprio con lei Sir Walter fece la scommessa di poter pesare il peso del fumo, il che fu veramente un’impresa bizzarra: il fumo non ha nessuna consistenza e l’impresa sarebbe equivalsa a quella di MacDouguall. Diversamente però, Sir Walter pesò un sigaro nuovo , poi lo accese e se lo fumò stando attento a far ricadere la cenere su un piattino che aveva posizionato sulla bilancia. Terminato il sigaro, appoggiò il mozzicone nel piattino insieme alla cenere, e pesò quanto rimasto: la differenza tra il peso del sigaro intatto e dei resti di quello fumato, offrì il peso effettivo del fumo. Il tutto per spiegare che non sempre quello che leggiamo si avvicina al vero, come non sempre quello che crediamo sia vero sia scientificamente provato. In relazione al discorso sul peso dell’anima, affettuoso sarebbe avere delle risposte che ci dicano qualcosa sull’essenza dei nostri cari defunti: clicca qui per entrare in contatto con Cattolica san Lorenzo, dando la giusta consistenza materica al ricordo di un caro che non ce più ma che avrà sempre un peso nel profondo del cuore.