Vitiligine: come curarla

La vitiligine rappresenta un disturbo della pelle che nella stragrande maggioranza dei casi non è causato né si accompagna a nessuna particolare patologia. Diverse sono le teorie sulla comparsa di questa depigmentazione della pelle dei soggetti colpiti da vitiligine ma, ad oggi, non vi è un’idea comune su cosa possa effettivamente scatenarla. L’ipotesi più avvalorata riguarda la possibilità che alla base di questo disturbo vi sia un problema autoimmune – non sempre trasmesso geneticamente alla prole – nel quale i melanociti vanno incontro ad autodistruzione o distrutti da proteine che vedono in queste cellule dei “nemici”.

Come anticipato, la vitiligine non è di per sé accompagnata da alcuna malattia ma provoca spesso grande imbarazzo e stress in chi ne è colpito, soprattutto se le chiazze di colore molto chiaro sono presenti sul viso, sulle braccia o sui genitali.

Ad oggi non esiste una cura definitiva alla vitiligine e solitamente ogni paziente, di concerto col proprio dermatologo, dovrà testare diversi tipi di terapie al fine di trovare quella più adatta al proprio caso. La terapia, non potendo risolvere definitivamente il problema, ha in questo caso il solo scopo di attenuare la differenza cromatica tra le zone colpite e quelle più scure della pelle cercando allo stesso tempo di prevenire per quanto possibile l’eventuale estensione del problema, soprattutto per coloro che soffrono della cosiddetta vitiligine generalizzata dove la depigmentazione interessa entrambi i lati del corpo e solitamente le zone più esposte alla luce solare.

Ma vediamo, come evidenziato su CurarsiBene.it, quali cure e trattamenti vengono utilizzati per tenere a bada il disturbo. Qualora la vitiligine venga affrontata al suo esordio, spesso il dermatologo suggerisce l’utilizzo di corticosteroidi in crema il cui scopo è quello di attenuare la differenza di colore tra le zone con vitiligine e quelle senza. Trattandosi in ogni caso di un farmaco particolare, seppur in crema, periodicamente sarà necessario farsi controllare per avere la certezza che il cortisone non stia dando effetti secondari sulla pelle come striature o smagliature.

Una terapia molto interessante ma da affrontare con estrema cautela per i possibili effetti collaterali connessi è la fotochemioterpia con psoraleni, un trattamento che serve a ripigmentare le zone bianche. Si tratta di una terapia lunga durante la quale lo psoralene viene assunto per via orale o topicamente. A quel punto le zone con vitiligine vengono esposte alla luce solare o a raggi UVA per lassi di tempo da rispettare con assoluta precisione. Tra gli effetti collaterali di questo trattamento abbiamo però anche disturbi da tenere in massima considerazione. Oltre alla possibile nausea accompagnata da vomito, infatti, le zone ripigmentate potrebbero provocare prurito, andare incontro ad iperpigmentazione oppure ad una crescita abnorme di peluria.

Se la foto chemioterapia ha come fine quello di ripigmentare le zone con vitiligine, l’altro trattamento possibile, quello della depigmentazione, opera invece nella maniera opposta, ovverosia sbiancando le altre zone “sane” per ridurre il contrasto cromatico. Per questa terapia viene utilizzato una farmaco da assumere per via orale i cui effetti – è bene sottolinearlo – solitamente non sono reversibili. La pelle del soggetto resterà quindi abbastanza chiara per tutta la vita e bisognerà prestare sempre la massima attenzione all’esposizione solare che rischia di essere pericolosa.