In tempi di pandemia si fa molto uso della parola “droplet” che letteralmente significa gocciolina. Con questo termine si fa riferimento alle goccioline di saliva che possono essere trasmesse ad un’altra persona starnutendo, tossendo o semplicemente parlando così da favorire il contagio. Le mascherine filtranti hanno il compito di bloccare lo scambio di droplet tra persone agendo da schermo. Ci spiega tutto quello c'è da sapere a riguarda l'azienda Mascherine Made in Italy esperna nella vendita di mascherine a Udine.
L’efficienza di filtrazione batteriologica, nota come BFE, viene stabilita e certificata dalla norma UNI EN 14683. Le mascherine Mavis, realizzate con un tessuto sintetico SMS testato dal Politecnico di Milano, hanno ottenuto una percentuale di filtrazione batterica pari al 98%.
I veli delle mascherine chirurgiche che bloccano il virus
Con lo scoppio della pandemia c’è stato un boom di richieste di mascherine chirurgiche a 3 veli, ma il mercato non era pronto a far fronte a questa domanda massiccia poiché nessuno aveva previsto un’epidemia mondiale.
Mancavano le materie prima per produrre questi dispositivi di protezione individuale, perciò le aziende produttrici di tessuti tecnici filati hanno variato la loro produzione realizzando tessuti capaci di rispondere alle normative in atto per le mascherine chirurgiche a 3 veli.
Per rispettare la normativa vigente le mascherine chirurgiche a 3 veli devono rispondere ai requisiti di: efficienza di filtrazione batteriologica, traspirabilità, pulizia microbica e biocompatibilità.
Come sono realizzate le mascherine a più strati di TNT
Le mascherine devono assolvere a due compiti principali: bloccare virus e batteri e garantire una buona respirazione. Per filtrare i batteri bisogna usare un tessuto con una trama molto fitta, in questo caso però il respiro non sarebbe filtrato e uscirebbe dai lati del viso.
Bisogna quindi usare un filtro con un’alta traspirabilità, permettendo a chi indossa la mascherina di respirare senza fatica. In pratica il respiro deve essere filtrato tramite la mascherina e non uscire dai lati del viso e va garantita la capacità di filtrazione batterica. La soluzione ideale sarebbe l’utilizzo di diversi strati di TNT (tessuto non tessuto), caratterizzati da fibre disposte in modo casuale e non con una struttura ordinata.
L’azienda Mavis, per rispondere ai requisiti della normativa UNI EN 14683, ha accoppiato diversi veli di TNT prodotti con diverse metodologie. Il tessuto non tessuto Meltblown è stato accoppiato al tessuto non tessuto Spunbond, dando vita ai cosiddetti prodotti SMS (2 strati laterali di Spunbond ed uno centrale di Meltblown).
Lo Spunbond viene realizzato tramite un granulo di polipropilene dal quale si ottengono sottili filati che vengono incrociati in modo casuale e calandrati a caldo, così da ottenere un tessuto sottile, leggero e resistente. Il Meltblown invece si ricava da microgranuli di polipropilene che vengono estrusi per creare sottilissimi filamenti soffiati contro un rullo di raccolta.
Il risultato finale è un tessuto di microfibre aggrovigliate tra di loro. Il Meltblown ha un alto potere filtrante ma, essendo piuttosto fragile, viene accoppiato allo Spunbond. La mascherina realizzata con l’unione di questi due particolari materiali garantisce contemporaneamente un alto potere filtrante e la massima traspirabilità. Le mascherine filtranti Mavis utilizzano 2 veli SMS (Spunt Melt Spun con 20% di peso di Melt) che hanno passato i test del Politecnico di Milano e garantiscono la massima protezione in ogni circostanza.