Un aspetto importante della comunicazione assertiva consiste nel saper rivolgere all'altro una critica assertiva, ovvero una comunicazione centrata su parole, aspetti, atteggiamenti dell’altro ritenuti inadeguati.
Spesso le critiche vengono rivolte con modalità anassertive:
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Critica aggressiva: è una forma di violenza aperta, si alza la voce, si insulta, si viene alle mani. Si tratta di una critica rivolta alla persona non al problema.
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Critica manipolativa: è una forma di aggressione velata che agisce sulla vittima dal suo interno e, a volte, anche dolcemente quindi è più difficile da cogliere.
Sia le critiche aggressive sia le manipolative sono generiche, totalizzanti volte a colpire l’individuo nella sua persona attraverso parole quali “mai sempre, tutto niente” (es. “sei sempre il solito egoista, non cambierai mai”).
L’obiettivo è quello di esercitare un controllo sui comportamenti e sui sentimenti dell'altro, provocando emozioni negative:
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senso di colpa, scatenato dall’attribuzione a qualcuno di una responsabilità che non gli compete.
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senso di ignoranza: sentimento di inferiorità, dovuto alla manipolazione esercitata da chi mette in crisi la sicurezza degli altri per evitare di essere chiaro e onesto. Provoca vergogna. Importante è ricordarsi il diritto di dire “non so”.
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ansia generica, verso qualcosa di vago e non ben definito, legato a frasi minacciose (“come si permette? Lei non sa chi sono io! Prenderemo provvedimenti. Te ne pentirai.”)
L’antidoto a queste emozioni negative è il senso di responsabilità, cioè la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni.
Se vuoi partire dalle basi teoriche, approfondisci anche come imparare l’assertività.
Come fare una critica in modo assertivo?
L’abilità della critica costruttiva consiste nel fornire indicazioni precise sulla questione (non sulla persona), in termini positivi, esprimendo convinzioni o disappunto senza urtare i sentimenti e la sensibilità degli altri.
La critica deve essere rivolta al problema e volta a trovare soluzioni e a ridurre le tensioni, non a prendersi una rivincita sull’altro.
Alcuni consigli pratici
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Adottare la prima persona singolare: esprimere il proprio sentire rispetto al comportamento dell'altro
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Evitare avverbi assolutisti che generalizzano come “sempre” e “mai”
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Utilizzare verbi come “credo, ritengo, penso” basati quindi sull'espressione della propria opinione
Anche accettare le critiche costruttive è un’abilità complementare a quella del criticare assertivamente, è l’abilità di chi pensa di poter sbagliare e cambiare comportamento. Rifiutare qualsiasi critica non è un comportamento assertivo.
Come rispondere alle critiche manipolative e aggressive? Le tecniche di protezione
Nella comunicazione assertiva rientrano anche alcune tecniche che possono essere utili per gestire le critiche manipolative e aggressive.
Sono volte a interrompere l’interazione distruttiva e umiliante e sostituirla con una basata sul rispetto reciproco.
L’uso di tali tecniche richiede cautela e capacità discriminativa del contesto in cui possono essere applicate (evitarle nelle situazioni familiari e di amicizia intima, in quanto possono impedire un’interazione costruttiva). Sono poste su un continuum che va da una chiusura di una possibilità interlocutoria fino a una massima apertura.
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La tecnica della persistenza o “disco rotto”: tecnica che chiude la comunicazione in quanto consiste nel ripetere con fermezza e sistematicamente il proprio punto di vista (a volte la stessa frase). Si decide dall’inizio il proprio punto di vita e lo si mantiene con estrema calma e senza irritazione. Può non essere assertiva in alcuni contesti (es. in un momento di condivisione di opinioni), ma può essere efficace quando gli altri cercano di distrarre la nostra attenzione, di manipolarci o di provocare la nostra collera.
Es. con i venditori ambulanti per strada: “non mi interessa”, “mi piacerebbe ma non posso”
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L’annebbiamento: tecnica protettiva che chiude parzialmente la comunicazione. Consiste nell’acconsentire in termini generali o probabilistici a qualche parte della comunicazione dell’altro (ad es. usando le parole “forse”, “può darsi”, “è possibile sia così”) al fine di smorzare l’aggressività dell’altro, ma senza cambiare il proprio punto di vista o la propria decisione. L’annebbiamento tenta di aggirare la critica aggressiva e manipolativa, la quale è spesso tanto generalizzata che si può affermare che in qualche modo sia vera. È un modo per evitare la chiarezza e seppur sembri poco assertivo, è utile.
Es. “non mi stai aiutando, sei il solito egoista”
“forse hai ragione, a volte sono egoista”
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L’asserzione negativa: quando ci troviamo di fronte ad una critica rivolta verso un comportamento e non alla persona, è buona regola ammettere il nostro errore senza ansia; molte volte l’ammettere il nostro errore, senza nasconderci dietro a svariate giustificazione, smonta l’aggressività del nostro avversario, che non si sente più in dovere di farlo presente di continuo.
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L’inchiesta negativa: consiste nel chiedere informazioni più precise riguardo alla critica che ci è stata rivolta; può essere utile per restringere l’ampiezza della critica, spesso totalizzante, e focalizzarla su precisi comportamenti.
Es. “non mi stai aiutando, sei il solito egoista”
“cosa dovrei fare per aiutarti?”
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Ignorare selettivamente consiste nel rispondere solo a quelle parti della critica che si possono accettare, ignorando il resto che sembra manipolativo e sgradevole. Focalizzarsi su una parte dell’affermazione che può essere considerata per aprire il problema.
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Il disarmo dell’aggressività: di fronte a una critica con connotazioni particolarmente violente, accompagnata da insulti e minacce, risulta utile manifestare un comportamento di completa calma; inizialmente occorre lasciare da parte l’oggetto del contendere, per risolvere prima l’irritazione. Si può dire all’altro che si è disposti a parlare della cosa dopo che si sarà calmato, usando anche la tecnica del disco rotto: es. “non sono disposto a parlare con lei, finché non abbassa i toni”. Lo scopo non è chiudere la comunicazione ma renderla possibile migliorandone le condizioni, così da evitare un’escalation della rabbia.
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Separare le componenti: tecnica utile a evitare la confusione di chi sposta l’attenzione dall’oggetto della critica ai sentimenti o altri aspetti del rapporto. E’ importante distinguere l’aspetto dell’amicizia dalla richiesta dell’altro.
Es. “Certo che se mi amassi davvero, mi accompagneresti. Io ti ho mai detto di no?”