Motivazioni psicologiche inconsce dello stupro

Motivazioni psicologiche inconsce dello stupro

Lo psicologo deve cercare di comprendere le dinamiche inconsce anche di quei comportamenti considerati socialmente ripugnanti. La psicoanalisi non è una questione di giudizio e condanna, ma una questione di conoscenza e consapevolezza del proprio funzionamento.

Da cosa origina la violenza sessuale? Lo stupro può trovare la sua origine in un tentativo rimosso di costringere alla sottomissione una madre che seduce e contemporaneamente respinge?

Secondo Orlandini (2002), quello dell’aggressore non è tanto un bisogno ed un proposito “sessuale”, quanto un fondamentale bisogno di dominanza e forza, che può essere conseguito attraverso la de-umanizzazione della vittima, trasformandola in un oggetto senza significato: la vittima diventa il contenitore di tutte quelle emozioni negative di cui l’assalitore vuole sbarazzarsi, come se si trattasse di un’“infezione psichica”.

Uno stupro ha veramente poco a che fare con l’amore, è un atto pseudo-sessuale dovuto ad ostilità, collera e controllo, piuttosto che passione e sessualità.

Il bisogno narcisistico e sado-masochistico di esercitare, attraverso la violenza, la propria forza ed il proprio controllo su una vittima, potrebbe derivare da sentimenti inconsci di impotenza e svalutazione, o da un profondo vuoto interno ed una profonda depressione.

Lo stupro può essere descritto come una perversione sessuale, un atto che denega il bisogno dell'oggetto relazionale e la dipendenza da esso. Il perverso non vuole la verità, non comunica, vuole imporre la propria (Racamier, 1992). Deve diventare vero quello che lui afferma essere vero. Secondo Ogden (1996) il senso di vuoto e di mancanza, denegati, originano l'invidia e l'odio verso la donna e il tentativo di appropriarsi di ciò che è vitale in lei. Lo stupratore si appropria dell'altro per sentirsi vivo, si appropria di quelli che sente aspetti buoni e vitali dell'altro.

La persona sado-masochista deve distruggere l’umanità dell’oggetto e schiavizzarlo per poter provare piacere: l’oggetto, per essere usato, deve essere trasformato in un oggetto senza connotazioni umane.

Non è detto che lo stupratore abbia un'organizzazione perversa di personalità, cioè che sia un perverso secondo l'eccezione comune,  ma lo stupro si configura come quello che Racamier chiamerebbe un movimento perverso. A questi uomini può anche non mancare l'empatia, non totalmente, ma come afferma Filippini (2005) sono empatici con quella parte che proiettano nella donna.

E’ la pretesa di essere come Dio, il Sé grandioso, la mancanza di empatia, cioè le principali caratteristiche del narcisismo, che muovono quindi l’assalitore.