Trapianto di capelli i miti da sfatare

Quattromila trapianti di capelli nel 2014. Sono i dati diffusi di recente dall’Associazione italiana chirurgia plastica estetica che evidenziano come gli uomini italiani non siano ancora disposti ad accettare con serenità l’avanzare della calvizie e siano disposti a sottoporsi a sedute di autotrapianto pur di non mostrarsi in pubblico con una chioma poco folta.

Dai 20 ai 60 anni, tutti scelgono l’autotrapianto

Il dato relativo agli interventi di chirurgia estetica finalizzata all’autotrapianto di capelli, per quanto riguarda il 2014, registra un aumento rispetto agli anni precedenti. A sottoporsi a questa tipologia di intervento sono persone, per lo più uomini, tra i 20 e i 60 anni, una fascia d’età molto ampia che tiene insieme persone molto diverse tra loro, anche in base alle loro esigenze. Quattromila italiani si sono sottoposti a un intervento chirurgico per provare ad arrestare l’avanzata della calvizie, nella maggior parte dei casi l’avanzata della alopecia androgenetica maschile o femminile. In realtà, come sottolineano dalla stessa Associazione che ha elaborato la rilevazione è anche l’intervento estetico che presenta una delle più elevente percentuali di cattiva riuscita.

Trapianto di capelli, i miti da sfatare

A incidere negativamente sulla riuscita del trapianto, o per meglio dire dell’autotrapianto, sono anche i falsi miti che si annidano nei bagagli culturali delle persone che si sottopongono a questi trattamenti. A sfatarli è Luca Cravero, chirurgo plastico di Torino socio del Sitri (Società italiana di Tricologia), oltre che dell’Aicpe e dell’Isaps. Il primo mito da sfatare è: un chirurgo vale l’altro. Il mercato, purtroppo, è ricco di imbonitori. È fondamentale affidarsi a medici specializzati, aggiornati, professionali. Il web troppo spesso agevola il primo contatto con persone che non rispondono a queste caratteristiche e che non sono in grado di garantire risultati duraturi e  concreti. Tutte le persone che soffrono di calvizie necessitano dell’autotrapianto. Non è così, esistono strade alternative che possono rispondere con maggiore efficacia alle esigente del paziente. È il caso, ad esempio, delle terapie galeniche o del PRP (Plasma ricco di piastrine).

Attenzione a prendere con leggerezza l’intervento

Un approccio sbagliato porta molti soggetti a considerare l’autotrapianto di capelli un intervento semplice, facile da affrontare. Non è del tutto vero. Si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico e in quanto tale presuppone la partecipazione di più figure specializzate. Il successo dell’operazione, infatti, è dato sì dalla bravura del chirurgo ma anche dalla professionalità e dalle competenze del suo team di riferimento. “Fondamentale – spiega Cravero – è la presenza di un anestesista e di almeno quattro infermiere professioniste e specializzate in chirurgia della calvizie che si occupano della separazione e conservazione delle unità follicolari”.

Una sola seduta risolve il problema una volta e per sempre

I miti da sfatare, in questo caso sono due in uno. Un’unica seduta, nella maggior parte dei casi, aiuta a rinfoltire in maniera importante aree che lo necessitano. “Ma – sottolinea il chirurgo torinese –  bisogna mettere in conto che, se la densità per centimetro quadrato della zona donatrice non dovesse garantire un così alto numero di unità follicolari, è necessario reintervenire“. Inoltre, l’autotrapianto non affronta il problema alla base dell’insorgere della calvizie, quindi non la cura, si limita a coprirne le conseguenze. Cosa significa? Che c’è la possibilità di ritrovarsi ad affrontare la problematica. È per questo che il trapianto in sé non basta. Ad affiancare il trapianto di capelli, per ottenere risultati duraturi e di grande importanza, può essere una nuova strada, come quella sperimentata nei laboratori Hair Clinic, che fa ricorso alla medicina rigenerativa per rispondere in maniera efficace alle esigenze dei pazienti.