Come recuperare la propria autostima grazie al trapianto di capelli

Uno degli elementi che caratterizza maggiormente l’aspetto fisico di ognuno di noi sono i nostri capelli. Anche se storicamente sono sempre stati associati di più alle donne, già da tempo anche gli uomini hanno capito che prendersi cura della propria chioma e mantenerla folta e sana può aiutare a sentirsi bene con gli altri ma soprattutto in primis con se stessi.

Problemi come la calvizie che portano al diradamento drastico o perfino alla caduta dei capelli, specialmente se precoci, possono infatti causare grossi problemi di autostima che si riflettono anche nelle nostre relazioni interpersonali. La calvizie, però, non è più un evento irrimediabile da affrontare con rassegnazione: grazie ai progressi della medicina è possibile eseguire un’operazione di trapianto che ci restituirà la nostra amata chioma. In questo articolo, vediamo come funziona il trapianto di capelli e in quali casi è possibile adottare questa soluzione.

Come funziona il trapianto di capelli

Il trapianto di capelli viene comunemente chiamato anche autotrapianto: questo perché i “nuovi” bulbi piliferi non vengono ceduti da un donatore esterno né sintetizzati in laboratorio, bensì prelevati dallo stesso paziente.Fortunatamente, infatti, quasi tutte le persone che soffrono di calvizie conservano una “corona” di capelli intorno alla testa (quella che nel linguaggio popolare viene chiamata “chierica”, dalla tipica acconciatura dei monaci).

I primi interventi di impianto di capelli, che risalgono alla metà del secolo scorso, prevedevano il prelievo di zone di cute abbastanza estese, il che lasciava cicatrici ampie e piuttosto sgradevoli a livello visivo. Successivamente, l’operazione di trapianto ha fatto diversi passi in avanti: fino a qualche anno fa, piccole aree venivano prelevate e subito sezionate, in modo da procedere a tanti piccoli microinnesti che davano un risultato estetico molto più naturale. L’operazione generava però diversi effetti collaterali, tra cui gonfiore e perdita di sensibilità nella zona interessata dal trapianto. I progressi compiuti nel campo della medicina negli ultimi anni hanno migliorato ancora di più le tecniche di trapianto, riducendo ulteriormente l’area di prelievo. Se i capelli nella zona resistente al diradamento sono sani e sufficientemente folti, si procede infatti con il prelievo di singole unità follicolari qui presenti (ognuna delle quali comprende fino a quattro bulbi piliferi), che vengono poi re-impiantate una a una nelle zone più colpite dalla calvizie. Questo consente di evitare cicatrici e conseguenti inestetismi; un effetto ancora più naturale è dato dal fatto che le unità follicolari possono essere impiantate seguendo il verso di crescita e la direzione naturale dei capelli.

Perché affidarsi a centri medici specializzati

Il trapianto di capelli costituisce un’operazione chirurgica a tutti gli effetti, ecco perché è di fondamentale importanza affidarsi solo a professionisti seri e riconosciuti del settore, con esperienza in questo tipo di operazioni.

In alcuni centri altamente specializzati, i medici sono assistiti anche da strumentazione robotica, il cui utilizzo consente di ridurre le imprecisioni quando si tratta di movimenti precisi, piccoli e ripetuti. Grazie a tale supporto, l’intervento ha una durata tutto sommato breve: può infatti durare dalle tre alle cinque ore. Normalmente viene eseguito in regime ambulatoriale sotto anestesia locale e non presenta particolari complicazioni post-operatorie, grazie alla professionalità dei medici e alle attente analisi preliminari eseguite dagli specialisti che consentono di stabilire il numero adatto di unità follicolari da trapiantare per evitare di stressare troppo l’area di prelievo.

A chi è consigliato il trapianto di capelli

Anche se costituisce una soluzione efficace e duratura per contrastare la perdita di capelli, il trapianto non è adatto a tutti. Quindi quali sono i requisiti per poter effettuare l’intervento e a chi è consigliato?

Un primo fattore da valutare è l’età della persona che vuole effettuare il trapianto. Come diverse altre malattie, anche la calvizie è infatti un disturbo progressivo, ovvero che continua per un certo arco di tempo; per questo motivo, anche se si potrebbe essere tentati di scegliere questa soluzione già alla comparsa delle prime stempiature, è sconsigliato eseguire l’impianto al di sotto dei trent’anni, dato che a quell’età la malattia probabilmente non è ancora nella sua fase finale e si rischierebbe quindi di assistere a un nuovo diradamento dopo aver eseguito l’intervento.

Per stabilire se si può o meno eseguire il trapianto sono poi fondamentali le visite preliminari compiute dagli specialisti del centro a cui ci si rivolge. Nel corso di tali analisi, verranno in particolar modo esaminate le aree del cuoio capelluto che si vorrebbero utilizzare come aree di prelievo, in modo da capire se i capelli in quella zona sono sufficientemente numerosi e abbastanza sani e resistenti agli agenti che provocano il diradamento presente nelle altre zone della testa.

In ogni caso, chi decide di sottoporsi a tale intervento deve prepararsi ad avere pazienza: i risultati non sono infatti immediati come si potrebbe erroneamente credere, ma cominciano ad apprezzarsi dopo qualche mese; perché i capelli trapiantati si integrino perfettamente nella chioma e questa assuma una lunghezza e forma naturale si dovrà aspettare circa un anno.